Il Museo del Cavallino della Giara è allestito all’interno di una tipica casa a corte centrale suddivisa in due ale e diverse sezioni.
S’òmmu e su massaiu:
Costituita dalla stalla, dalla cantina e dalla sala degli attrezzi S’òmmu e su massaiu, attraverso le illustrazioni, gli antichi attrezzi e le descrizioni ci racconta il passato. Ci racconta la fatica ma anche la passione, la gioia e la festa che accompagnava la fine di ogni lavoro.
La cucina:
Il luogo principale della casa dove oltre ai sapori ed ai pasti si creano e consumano racconti e storie.
Camere da letto:
Le stanze della sera, dove nell’oscurità si ricorda e programma per la famiglia, si riaccendono i ricordi: belli e brutti. Soprattutto è il luogo ideale per le speranze e per i sogni.
Sezione del cavallino:
La memoria storica di una comunità il cui percorso è accompagnato dalla presenza del Cavallino della Giara, come un’ombra che la segue senza abbandonarla, che definisce i suoi contorni e segna il suo percorso.
La sezione etnografica del Museo del Cavallino della Giara si sviluppa nelle diverse sale della casa Serra, restaurata e musealizzata. Gli strumenti dei lavori dei campi, del falegname, del pastore, ma anche gli oggetti della cucina e delle camere da letto dei primi del novecento creano un percorso museale piacevole e istruttivo. La presenza degli oggetti e il loro significato vengono completati dalle video interviste agli anziani locali che raccontano gli strumenti e la storia del paese. La sezione etnografica del museo è documentata dal Prof. Giulio Angioni dando una visione più ampia sulla demoetnoantropologia sarda e generando un rapporto dialettico tra locale e regionale.
Il museo conta circa 400 pezzi, restaurati, catalogati e schedati seguendo gli standard catalografici ICCD… Continua a leggere
La memoria storica di una comunità il cui percorso è accompagnato dalla presenza del cavallino della Giara, come un’ombra che la segue senza abbandonarla, che definisce i suoi contorni e segna il suo percorso. Nella sezione dedicata al cavallo della Giara vengono descritte le origini, l’habitat e le caratteristiche dell’animale.
Con l’obiettivo di coinvolgere anche i più piccoli, le interviste e i contenuti del Museo del cavallino della Giara, sono passate nelle mani di una grande artista, l’illustratrice Pia Valentinis, che dopo aver analizzato il materiale raccolto lo ha trasferito in illustrazioni. Quadri che rafforzano l’esposizione museale con l’obiettivo ambizioso di poter raggiungere sensibilità differenti. Le stesse illustrazioni, con le didascalie tratte dalle interviste, compongono un originale libro guida alla visita del museo.
Le illustrazioni di Pia valentinis, circa quaranta, sono presenti in tutte le sale del museo e sono parte integrante dell’allestimento museale. Le illustrazioni, sia colorate che in bianco e nero, sono state realizzate dall’artista Pia Valentinis in circa un anno e raccontano i contenuti del museo in modo assolutamente originale.
Il Museo del Cavallino della Giara è tra i tanti musei della Sardegna e d’Italia con un percorso etnografico, per tale motivo si è voluto creare un percorso differente. Un allestimento museale che affrontasse gli argomenti e gli oggetti di un museo scientifico ed etnografico attraverso i disegni una grande artista.
Su prenotazione è possibile vedere le illustrazioni originali di Pia Valentinis.
Biografia Pia Valentinis:
Pia Valentinis ha vinto la XXXI edizione del Premio Andersen, il maggior riconoscimento italiano dedicato ai libri per ragazzi, nella categoria Miglior illustratore. Il libro “Raccontare gli alberi”, illustrato assieme a Mauro Evangelista, ha ottenuto nel 2012 il premio Andersen come miglior libro di divulgazione. Ha illustrato numerosi libri per bambini con case editrici nazionali e internazionali. Il suo libro più recente, “Ferriera” (Coconino Press) è una graphic novel.
Il lavoro di aggiornamento del museo ha previsto circa trenta interviste alla popolazione locale che avesse vissuto gli anni della guerra. Si è invitato i genonesi a partecipare e la risposta è stata importante e attiva, come sempre.
Nelle interviste si è cercato di raccogliere un immagine obiettiva, evitando di influenzare l’interlocutore con domande troppo specifiche, si è cercato di documentare i ricordi più nitidi. Questo metodo ha dei limiti, poiché spesso non si può entrare nel dettaglio degli argomenti se non è l’intervistato a farlo autonomamente. Il risultato è, però, assolutamente sincero. Alla base del metodo di lavoro è il sistema delle microstorie, abbiamo appreso da Grendi come: “La microanalisi sociale si lega più al carattere di base dei dati presi in considerazione che non alla dimensione dell’area sociale in quanto tale”. Ma
quello che ha rafforzato l’idea è il carattere sperimentale, come sottolineato da Levi: “Il vero problema è la scelta sperimentale della dimensione della scala nell’osservazione. La possibilità che un’osservazione microscopica ci mostri cose che prima non erano state osservate è il carattere unificante della ricerca microscopica”.
Tale premessa da forza al progetto. Le microstorie raccontante si legano al territorio senza mai scindersi dal contesto ma dando un ulteriore spaccato documentario che ci impone, per dovere documentario, un sistema museografico espositivo alternativo.
Le interviste suddivise in minivideo, tanto sintetici quanto rappresentativi, sono collegati alla visita museale attraverso i Qr-code che rimandano ai video dove è la popolazione locale a raccontare situazioni, aneddoti, oggetti e storie.
Maggiori informazioni?
Per visitare il museo ed organizzare una gita a Genoni non esitate a scriverci!